Antologia
antologia critica ed estratti
Carlo Zoli – L’infinito volgere del Tempo
Mostra allo spin-off di HUB/ART, Milano 2024
Luca Nannipieri “Gratitudine”
Si prova un senso di gratitudine vedendo le opere di Carlo Zoli. Di fronte a esse, almeno per chi scrive, la prima parola che è uscita ed esce di bocca è “grazie”. Di fronte, ad esempio, a opere come Immortali, Titani, o L’altra metà di me, nasce in chi osserva un genuino movimento di riconoscenza. Nella complessa geografia dell’arte moderna e contemporanea, che ha bisogno di lunghi decenni per svilupparsi, solidificarsi e scorgere cosa emerga, è difficile prevedere quale possa essere la posizione che andrà ad occupare l’artista; ma a prescindere da questo, è dovere per chi scrive ammettere che, davanti a certe migliori opere di Zoli, si è provato emozione, in special modo, quella particolare e singolare emozione che ha il nome strano di ricchezza. Se una persona esce più ricca guardando un’opera d’arte, quell’opera d’arte ha assolto una parte dei suoi impegni col mondo. Così è accaduto per chi scrive, guardando certi lavori di Zoli.
Carlo Zoli – L’infinito volgere del Tempo
Mostra a Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati, sede Regione Toscana, Firenze, 2024
Greta Zuccali, curatrice, “L’eterna clessidra dell’esistenza”
Di arte e di mito è permeata l’opera dello scultore Carlo Zoli che, divorato dal desiderio di rappresentare il mondo e le sue infinite danze, forgia con la maestria propria di un demiurgo contemporaneo la materia umile della terra a cui dona vita “a immagine e somiglianza delle idee” (Timeo, Platone).
(…) Da una parte creature eteree e armoniche, dall’altra soggetti viscerali e battaglieri, lavorati con minuzia di dettaglio e nati con l’intento di evocare sentimenti e sensazioni che caratterizzano la più profonda essenza umana, quella che originando dalle profondità della terra, ad essa tornerà.
I due corni della fiamma creativa di Zoli, presenti lungo tutto il percorso espositivo, sono inseriti in un cosmo più ampio e sfuggente, quello del Tempo, da ultimo esplorato dall’artista e al centro di questa esposizione intitolata “L’infinito volgere del tempo”.
Eugenio Giani, Presidente della Regione Toscana
(…) Artista contemporaneo ma capace di interrogarsi sul passato e sul futuro e di cogliere ciò che dura e che si ripete nell’incessante fluire della vita; demiurgo che dà forma alla materia per andare oltre a essa fino ad abbracciare ciò che appartiene al sogno e al mito; uomo pronto a interrogarsi sul proprio posto nell’universo anche attraverso il richiamo alle lezioni che arrivano da lontano, si tratti dei filosofi presocratici come Eraclito e Pitagora come del Friederich Nietzsche dell’eterno ritorno. Tutto questo è Carlo Zoli e tutto questo ci trasmette con le opere raccolte in una mostra che ci conferma una creatività potente che di volta in volta si fa meraviglia dell’attimo e compresenza di tempi diversi, contemplazione e preghiera, enigma e sogno.
Da presidente della Regione Toscana, certo, non posso non sottolineare anche una serie di opere che rimandano alla Toscana e alla sua civiltà, dal re etrusco Lars Porsenna a quel Pegaso che per noi toscani è indissolubilmente legato a un’idea e a una pratica di libertà.
Jacopo Celona, Direttore Florence Biennale
Discendente da una famiglia di artisti, pur rappresentando visivamente un’iconografia che ci riconduce alla classicità, Zoli interpreta le profonde inquietudini del nostro presente. La grande abilità nel dare forma all’argilla, coniugando al tempo stesso l’uso di smalti, metalli preziosi e resine cangianti, conferisce alle sue sculture un senso di continuo turbamento e trasformazione. Le raffigurazioni simboliche e immaginifiche lo collocano tra quegli artisti che, pur essendo testimoni del nostro tempo, hanno una visione neoumanista, riconoscendo nell’umanità l’artefice del proprio destino. L’uomo, quindi, non è un semplice testimone dello scorrere del tempo, ma è alla costante ricerca di un equilibrio nell’universo, a sua volta costituito da elementi in perenne rivoluzione che attraverso l’interazione generano uno stato di quiete. (…) Zoli è, quindi, un artista contemporaneo, ma il suo sguardo è rivolto ai grandi temi che hanno caratterizzato tutta la storia del pensiero umano e che vengono proposti come riflessione più ampia dell’io in perenne conflitto interiore.
Carlo Zoli – Viaggio nella Storia
Mostra a Villa Casati, Muggiò (MB) 2018
Edizioni Stendhal Torino
Antonio Marucci “Viaggio nella Storia”
(…) L’arte di Carlo Zoli solca i confini tra scultura e spazio, trasformando il colore e la geometria in un’intensa esperienza percettiva.
La complessità delle forme che l’artista utilizza crea una tensione tra l’esperienza quotidiana e domestica e un orizzonte metafisico della visione, in cui il dato singolare diventa universale.
Nell’arte di Carlo Zoli ciò che è visivo diventa tattile e viceversa: non soltanto, infatti, il colore è concepito in maniera scultorea in quanto forma, sostanza e volume, ma l’idea della pittura è estesa allo spazio, come articolazione di piani e presenza oggettuale. In questo senso la scelta della ceramica come materia tradisce una concezione della scultura che va al di là del principio di rappresentazione e che ambisce alla creazione di un luogo sia fisico che mentale.
Vittorio Amedeo Sacco “Simboli e Valori”
(…) Con le sue sculture femminili Zoli intende sottolineare il ruolo della donna nella mitologia e contrapporla a quella dei nostri giorni.
Nell’età classica il ruolo pubblico delle donne era andato sempre più riducendosi. Il corpo femminile nelle opere di Carlo Zoli sì apre allo sguardo dell’artista raccontando le mille storie che finora ha custodito e che l’artista veste del corpo dei pigmenti nero, rosso ed oro. Zoli dà loro voce dando evidenza al gesto plastico, dove i grumi della materia ed il segno rivelato dal gesto sulla superficie offrono una nuova e più affascinante possibilità narrativa ai corpi ritrarti.
Carlo Zoli – Le streghe di Levone
53ª Mostra della Ceramica, Villa Bertot, Levone (To) 2013
Vittorio Amedeo Sacco “Le Streghe di Levone”
Carlo Zoli scolpisce i corpi delle streghe con quella serena plasticità come di chi ha contiguità con la creatività della natura, così come è condizione esclusiva del femminile. Si rivolge alla natura con quel fremente e al tempo stesso, rispettoso atteggiamento di chi si pone all’ascolto, per sentire il dire d’ogni cosa, tanto quanto ne possa recepire e quindi svelare, consentendo alle cose quella libertà espressiva che avrà la sua risonanza persuasiva nella apparizione della intensa e satura cromia della sua scultura.
Carlo Zoli – Mitologica
Mostra “Un Mito nel Sogno”, Palazzo Isimbardi, Muggiò (MB) 2011
Edizioni Stendhal Torino
Vittorio Amedeo Sacco “Un Mito nel Sogno”
Figure femminili dalla silhouette delicata, figure alate e cavalli dal profilo elegante si stagliano entro uno spazio bidimensionale, distruggendo l’illusione e rivelando la verità icastica della forma che vive di vita propria.
Un senso di umana sacralità percorre le opere di Carlo Zoli, da sempre interessato ad indagare i territori profondi e misteriosi del primitivo e dell’arcaico. Attraverso l’eliminazione di elementi superflui o autoreferenziali, l’artista elude il passaggio prosaico della favola mitologica ed esclude l’esercizio, narcisistico e consolatorio, della divinizzazione dell’umano e della narrazione per immagini, maturando un nuovo linguaggio figurativo, in cui sintesi formale e segnica gli consentono di recuperare la dimensione primaria della figurazione.
Il corpo femminile
Il corpo femminile nelle opere di Carlo Zoli si apre allo sguardo dell’artista raccontando le mille storie che finora ha custodito e che l’artista veste del corpo dei pigmenti oro e rosso. Ed ecco allora che ogni cromia apre narrazioni seducenti, oltre la loro apparente fisicità, funzionalità, plasmabilità. Zoli dà loro voce dando evidenza al gesto plastico, dove i grumi della materia ed il segno rivelato dal gesto sulla superficie offrono una nuova e più affascinante possibilità narrativa ai corpi ritratti. E loro, così amati, apriranno l’avvincente canto della scultura.
Il ruolo della donna nella mitologia
Con le sue sculture femminili Zoli intende sottolineare il ruolo della donna nella mitologia e contrapporla a quella dei nostri giorni. Nell’età classica il ruolo pubblico delle donne era andato sempre più riducendosi. Nei tempi omerici invece esse mantengono un certo ruolo attivo e di spicco: appaiono infatti molte figure femminili importanti: Andromaca moglie di Ettore, Clitennestra moglie di Agamennone, la profetessa Cassandra e soprattutto Penelope moglie fedele ma anche regina.
I cavalli
Quello dei cavalli è stato un tema privilegiato di Carlo Zoli, il quale ha voluto fare, dell’animale, un simbolo del dinamismo e della vita, ma anche un emblema della lotta che è sempre sottesa ad ogni aspetto dell’esistenza, non esclusi quelli ideologici e sociali. I cavalli di Zoli sono caratterizzati da inquietudine, da vigoria, da occhi vividi e da muscolature guizzanti, quasi a rappresentare un’esaltazione della rivolta per l’affermazione del diritto di vivere.
La vita e la lotta sono infatti i cardini del pensiero visivo di Carlo Zoli che si sofferma su tre aspetti fondamentali dell’esistere: la gioventù, la vita basata sulla lotta, la lotta che infrange la vita.
Carlo Zoli “Cantore o Poeta, Artista o Interprete, ricrea la mitologia dimenticata”
in “I Quaderni dell’Arte”, Anno VIII n. 26, aprile-giugno 1998, Lalli Editore
Casadio Michele Jr.
Un volo sulle ali della storia che narra la leggenda dell’uomo.
Una landa si staglia e squarcia la compattezza e l’equilibrio di una scultura abbraccio-sodalizio fra cavaliere e destriero.
Rivivono condottieri mitologici, dalle iridescenti e barocche armature, ricche di effigi ed ornamenti, ricami e leziosità, che solidificano e storicizzano il personaggio in un passato ancestrale, dove la forza nelle battaglie e l’animo del combattente si rispecchiano nelle corazze e negli scudi dai volti di animali, espressione di una rabbia interiore incontenibile ed incomprimibile.
Biagio Grillo
È esaltante prendere atto che da Zoli e solo da Zoli sia germinata quella creazione femminile, modellata a lunga carezza dalla plasticità stemperata sino a far sottintendere l’ineffabile limite che lega il sacro al profano: una figura dominante, delineata per svilupparsi nell’arco lanceolato d’un corpo estroflesso a falce di luna, che proietta la linea virginale dell’amore a divampare fiammeggiante nell’estremo corno.
Carlo Zoli “Le eterne figure del mito”
in “I quaderni dell’Arte”, Anno VII n. 21, maggio-giugno 1997, Lalli Editore
Benvenuto Guerra
Il cavallo, il cavaliere, il drago, l’ippogrifo, l’unicorno sono le figure archetipali, mitiche e simboliche che dominano l’universo rappresentativo di Carlo Zoli.
Sono gli archetipi dell’eterno conflitto fra lo spirito e la materia, la ragione e l’istinto, il conscio e l’inconscio, fra i quali l’uomo (la cui stessa es-senza è dilemmatica) cerca di realizzare un’ardua sintesi o forse soltanto un precario equilibrio.
Zoli interroga il mito per trovarvi una risposta alle inquietudini del presente. Le sue figure conservano e veicolano, in un tempo superficiale e impoetico, la tensione originaria e la profonda, arcana suggestione dell’universo mitico.
Gianna Pagani Paolino
Il cavallo, in tal senso, diviene il nocciolo di una ricerca, che può andare al di là di un fatto puramente artistico, per divenire figura metaforica della società contemporanea, nel suo contesto etico-sociale, che cerca qualcosa in cui credere, per trovare nella complessità delle strutture la forza rigeneratrice, per ripristinare quel ritmo vitale, che è sinonimo di un riscatto sociale.
(…)
Conciliare il mito con la realtà odierna, non è certamente cosa facile, ma il merito dell’Artista sta proprio nell’affrontare questa tematica con originalità, freschezza creativa, ironia, senso del “giocoso” e dell’imprevedibile.
(…)
Si assiste ad una progressione di forme-forza, che sganciatesi da una staticità formale, aggrediscono lo spazio nell’equilibrio dei volumi, con uno straordinario “elan vital”, tale da promuovere nella compagine plastica, quella dinamicità e quella completezza di visione, che fanno di questi pezzi pure strutture spaziali. Sulla scia di grandi scultori come Moore, Martini, Marini, Carlo Zoli, scultore lirico e caustico; colorista esperto, dimostra di possedere la grinta necessaria per dare un vero scossone all’arte di quest’ultimo scorcio di secolo.
Carlo Zoli Sculture
Edizioni arstudio C, 1995
Umberto Pasini “Cavalli nell’arcano dell’Apocalisse”
L’animale, che è il cavallo, è troppo nobile per essere accomunato agli altri esseri della stessa specie di viventi: il cavallo è nobile, è scattante, è forte e nello stesso tempo tenero, è violento ma sa essere mansueto, vive libero e tuttavia si accompagna come un amico. È nato per vivere e per vincere. La letteratura d’ogni tempo e ogni altra espressione artistica ne hanno sfruttato l’eleganza e la nobiltà, traducendone l’immagine in composizioni atte a definire nella plasticità delle parole o delle figurazioni il fascino misterioso e l’ardita impulsività.
Fabrizia Montanari “La pienezza della vita”
Ma nei cieli si librano anche eteree fanciulle, a riprendere il mito delle “Tre Grazie”, raffinata simbologia di una femminilità perfetta e incorruttibile. Le figure femminili, che, da qualche tempo, l’artista forgia con sapiente delicatezza, sono pervase di incantevole grazia e sublime purezza, siano esse silfidi svettanti in silenziose danze, o mute madonne raccolte su sé stesse e intente ad ascoltare i moti discreti dell’animo.
Carlo Zoli Sculture
Edizioni arstudio C, 1993
Luigi Ortolani, Presidente del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza
Ho la sensazione che il nostro artista, prediligendo soggetti di grande significato simbolico, tenda a rappresentare la lotta dell’uomo, le aspirazioni di questi ad innalzarsi ai piani alati dello spirito, nel mondo delle idee, della bellezza, della verità. Un’aspirazione che non viene quasi mai appagata per via dei nostri desideri, delle nostre passioni e dei nostri egoismi, sorta di macigni che ci sospingono in basso. La rappresentazione quindi di una lotta dolorosa e sofferta, che porta in sé già fin dall’inizio il germe della sconfitta, ma che in fondo dà un senso a questa nostra vita.
Percorsi alati
Pubblialfa Faenza, 1993
Nevio Bedeschi
Dai suoi esordi fino ad oggi Zoli si è impegnato per la diffusione “artistica”; del cavallo così come fecero, a livello storico, le popolazioni civili dell’area mediterranea del Il millennio a.C. Questa costante ispirativa dinamica divenne il tema-mito della sua fantasia.
Su vari registri, compone l’ansia, la strenua ricerca di essenzialità, la volontà di capire e rendere la vitalità drammatica o lirica dell’oggetto, oltre l’ovvia apparenza del canone anatomico.
I cavalli di Carlo Zoli
Editarte Milano, 1990
Francesco Butturini “La fantasia alata dei cavalli di Zoli”
…viene spontaneo chiedersi (…) perché si possa scegliere un tema che diviene istantaneamente prova di confronto con tutti quelli che (e sono tanti: quasi l’universo degli scultori!) già l’hanno affrontato.
Direi che Zoli, invece, non ha pensato a confronti di sorta: si è mosso semplicemente seguendo ed inseguendo un principio di economicità artistica e poetica. Il cavallo gli permette di indagare alcune forme spaziali e plastiche e di cercare e di trovare con esse e in esse il primo requisito della “sua” scultura: il requisito del simbolo e della metafora mitico-letteraria.
Fabrizia Montanari
Creazioni imponenti, rivestite dalle calde sfumature del naturalismo terrestre, forme nobili che trasmettono fantasiosi incontri fra uomo e animale… Questo, ma non solo emerge dalle sculture di Carlo Zoli che, entusiasta ed instancabile, minuziosamente rielabora la propria arte per rendere, attraverso il plastico, slanci prorompenti di vitalità e libertà.
Antologia
antologia critica ed estratti
Carlo Zoli – Viaggio nella Storia
Mostra a Villa Casati, Muggiò (MB) 2018
Edizioni Stendhal Torino
Antonio Marucci “Viaggio nella Storia”
(…) L’arte di Carlo Zoli solca i confini tra scultura e spazio, trasformando il colore e la geometria in un’intensa esperienza percettiva.
La complessità delle forme che l’artista utilizza crea una tensione tra l’esperienza quotidiana e domestica e un orizzonte metafisico della visione, in cui il dato singolare diventa universale.
Nell’arte di Carlo Zoli ciò che è visivo diventa tattile e viceversa: non soltanto, infatti, il colore è concepito in maniera scultorea in quanto forma, sostanza e volume, ma l’idea della pittura è estesa allo spazio, come articolazione di piani e presenza oggettuale. In questo senso la scelta della ceramica come materia tradisce una concezione della scultura che va al di là del principio di rappresentazione e che ambisce alla creazione di un luogo sia fisico che mentale.
Vittorio Amedeo Sacco “Simboli e Valori”
(…) Con le sue sculture femminili Zoli intende sottolineare il ruolo della donna nella mitologia e contrapporla a quella dei nostri giorni.
Nell’età classica il ruolo pubblico delle donne era andato sempre più riducendosi. Il corpo femminile nelle opere di Carlo Zoli sì apre allo sguardo dell’artista raccontando le mille storie che finora ha custodito e che l’artista veste del corpo dei pigmenti nero, rosso ed oro. Zoli dà loro voce dando evidenza al gesto plastico, dove i grumi della materia ed il segno rivelato dal gesto sulla superficie offrono una nuova e più affascinante possibilità narrativa ai corpi ritrarti.
Carlo Zoli – Le streghe di Levone
53ª Mostra della Ceramica, Villa Bertot, Levone (To) 2013
Vittorio Amedeo Sacco “Le Streghe di Levone”
Carlo Zoli scolpisce i corpi delle streghe con quella serena plasticità come di chi ha contiguità con la creatività della natura, così come è condizione esclusiva del femminile. Si rivolge alla natura con quel fremente e al tempo stesso, rispettoso atteggiamento di chi si pone all’ascolto, per sentire il dire d’ogni cosa, tanto quanto ne possa recepire e quindi svelare, consentendo alle cose quella libertà espressiva che avrà la sua risonanza persuasiva nella apparizione della intensa e satura cromia della sua scultura.
Carlo Zoli – Mitologica
Mostra “Un Mito nel Sogno”, Palazzo Isimbardi, Muggiò (MB) 2011
Edizioni Stendhal Torino
Vittorio Amedeo Sacco “Un Mito nel Sogno”
Figure femminili dalla silhouette delicata, figure alate e cavalli dal profilo elegante si stagliano entro uno spazio bidimensionale, distruggendo l’illusione e rivelando la verità icastica della forma che vive di vita propria.
Un senso di umana sacralità percorre le opere di Carlo Zoli, da sempre interessato ad indagare i territori profondi e misteriosi del primitivo e dell’arcaico. Attraverso l’eliminazione di elementi superflui o autoreferenziali, l’artista elude il passaggio prosaico della favola mitologica ed esclude l’esercizio, narcisistico e consolatorio, della divinizzazione dell’umano e della narrazione per immagini, maturando un nuovo linguaggio figurativo, in cui sintesi formale e segnica gli consentono di recuperare la dimensione primaria della figurazione.
Il corpo femminile
Il corpo femminile nelle opere di Carlo Zoli si apre allo sguardo dell’artista raccontando le mille storie che finora ha custodito e che l’artista veste del corpo dei pigmenti oro e rosso. Ed ecco allora che ogni cromia apre narrazioni seducenti, oltre la loro apparente fisicità, funzionalità, plasmabilità. Zoli dà loro voce dando evidenza al gesto plastico, dove i grumi della materia ed il segno rivelato dal gesto sulla superficie offrono una nuova e più affascinante possibilità narrativa ai corpi ritratti. E loro, così amati, apriranno l’avvincente canto della scultura.
Il ruolo della donna nella mitologia
Con le sue sculture femminili Zoli intende sottolineare il ruolo della donna nella mitologia e contrapporla a quella dei nostri giorni. Nell’età classica il ruolo pubblico delle donne era andato sempre più riducendosi. Nei tempi omerici invece esse mantengono un certo ruolo attivo e di spicco: appaiono infatti molte figure femminili importanti: Andromaca moglie di Ettore, Clitennestra moglie di Agamennone, la profetessa Cassandra e soprattutto Penelope moglie fedele ma anche regina.
I cavalli
Quello dei cavalli è stato un tema privilegiato di Carlo Zoli, il quale ha voluto fare, dell’animale, un simbolo del dinamismo e della vita, ma anche un emblema della lotta che è sempre sottesa ad ogni aspetto dell’esistenza, non esclusi quelli ideologici e sociali. I cavalli di Zoli sono caratterizzati da inquietudine, da vigoria, da occhi vividi e da muscolature guizzanti, quasi a rappresentare un’esaltazione della rivolta per l’affermazione del diritto di vivere.
La vita e la lotta sono infatti i cardini del pensiero visivo di Carlo Zoli che si sofferma su tre aspetti fondamentali dell’esistere: la gioventù, la vita basata sulla lotta, la lotta che infrange la vita.
Carlo Zoli “Cantore o Poeta, Artista o Interprete, ricrea la mitologia dimenticata”
in “I Quaderni dell’Arte”, Anno VIII n. 26, aprile-giugno 1998, Lalli Editore
Casadio Michele Jr.
Un volo sulle ali della storia che narra la leggenda dell’uomo.
Una landa si staglia e squarcia la compattezza e l’equilibrio di una scultura abbraccio-sodalizio fra cavaliere e destriero.
Rivivono condottieri mitologici, dalle iridescenti e barocche armature, ricche di effigi ed ornamenti, ricami e leziosità, che solidificano e storicizzano il personaggio in un passato ancestrale, dove la forza nelle battaglie e l’animo del combattente si rispecchiano nelle corazze e negli scudi dai volti di animali, espressione di una rabbia interiore incontenibile ed incomprimibile.
Biagio Grillo
È esaltante prendere atto che da Zoli e solo da Zoli sia germinata quella creazione femminile, modellata a lunga carezza dalla plasticità stemperata sino a far sottintendere l’ineffabile limite che lega il sacro al profano: una figura dominante, delineata per svilupparsi nell’arco lanceolato d’un corpo estroflesso a falce di luna, che proietta la linea virginale dell’amore a divampare fiammeggiante nell’estremo corno.
Carlo Zoli “Le eterne figure del mito”
in “I quaderni dell’Arte”, Anno VII n. 21, maggio-giugno 1997, Lalli Editore
Benvenuto Guerra
Il cavallo, il cavaliere, il drago, l’ippogrifo, l’unicorno sono le figure archetipali, mitiche e simboliche che dominano l’universo rappresentativo di Carlo Zoli.
Sono gli archetipi dell’eterno conflitto fra lo spirito e la materia, la ragione e l’istinto, il conscio e l’inconscio, fra i quali l’uomo (la cui stessa es-senza è dilemmatica) cerca di realizzare un’ardua sintesi o forse soltanto un precario equilibrio.
Zoli interroga il mito per trovarvi una risposta alle inquietudini del presente. Le sue figure conservano e veicolano, in un tempo superficiale e impoetico, la tensione originaria e la profonda, arcana suggestione dell’universo mitico.
Gianna Pagani Paolino
Il cavallo, in tal senso, diviene il nocciolo di una ricerca, che può andare al di là di un fatto puramente artistico, per divenire figura metaforica della società contemporanea, nel suo contesto etico-sociale, che cerca qualcosa in cui credere, per trovare nella complessità delle strutture la forza rigeneratrice, per ripristinare quel ritmo vitale, che è sinonimo di un riscatto sociale.
(…)
Conciliare il mito con la realtà odierna, non è certamente cosa facile, ma il merito dell’Artista sta proprio nell’affrontare questa tematica con originalità, freschezza creativa, ironia, senso del “giocoso” e dell’imprevedibile.
(…)
Si assiste ad una progressione di forme-forza, che sganciatesi da una staticità formale, aggrediscono lo spazio nell’equilibrio dei volumi, con uno straordinario “elan vital”, tale da promuovere nella compagine plastica, quella dinamicità e quella completezza di visione, che fanno di questi pezzi pure strutture spaziali. Sulla scia di grandi scultori come Moore, Martini, Marini, Carlo Zoli, scultore lirico e caustico; colorista esperto, dimostra di possedere la grinta necessaria per dare un vero scossone all’arte di quest’ultimo scorcio di secolo.
Carlo Zoli Sculture
Edizioni arstudio C, 1995
Umberto Pasini “Cavalli nell’arcano dell’Apocalisse”
L’animale, che è il cavallo, è troppo nobile per essere accomunato agli altri esseri della stessa specie di viventi: il cavallo è nobile, è scattante, è forte e nello stesso tempo tenero, è violento ma sa essere mansueto, vive libero e tuttavia si accompagna come un amico. È nato per vivere e per vincere. La letteratura d’ogni tempo e ogni altra espressione artistica ne hanno sfruttato l’eleganza e la nobiltà, traducendone l’immagine in composizioni atte a definire nella plasticità delle parole o delle figurazioni il fascino misterioso e l’ardita impulsività.
Fabrizia Montanari “La pienezza della vita”
Ma nei cieli si librano anche eteree fanciulle, a riprendere il mito delle “Tre Grazie”, raffinata simbologia di una femminilità perfetta e incorruttibile. Le figure femminili, che, da qualche tempo, l’artista forgia con sapiente delicatezza, sono pervase di incantevole grazia e sublime purezza, siano esse silfidi svettanti in silenziose danze, o mute madonne raccolte su sé stesse e intente ad ascoltare i moti discreti dell’animo.
Carlo Zoli Sculture
Edizioni arstudio C, 1993
Luigi Ortolani, Presidente del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza
Ho la sensazione che il nostro artista, prediligendo soggetti di grande significato simbolico, tenda a rappresentare la lotta dell’uomo, le aspirazioni di questi ad innalzarsi ai piani alati dello spirito, nel mondo delle idee, della bellezza, della verità. Un’aspirazione che non viene quasi mai appagata per via dei nostri desideri, delle nostre passioni e dei nostri egoismi, sorta di macigni che ci sospingono in basso. La rappresentazione quindi di una lotta dolorosa e sofferta, che porta in sé già fin dall’inizio il germe della sconfitta, ma che in fondo dà un senso a questa nostra vita.
Percorsi alati
Pubblialfa Faenza, 1993
Nevio Bedeschi
Dai suoi esordi fino ad oggi Zoli si è impegnato per la diffusione “artistica”; del cavallo così come fecero, a livello storico, le popolazioni civili dell’area mediterranea del Il millennio a.C. Questa costante ispirativa dinamica divenne il tema-mito della sua fantasia.
Su vari registri, compone l’ansia, la strenua ricerca di essenzialità, la volontà di capire e rendere la vitalità drammatica o lirica dell’oggetto, oltre l’ovvia apparenza del canone anatomico.
I cavalli di Carlo Zoli
Editarte Milano, 1990
Francesco Butturini “La fantasia alata dei cavalli di Zoli”
…viene spontaneo chiedersi (…) perché si possa scegliere un tema che diviene istantaneamente prova di confronto con tutti quelli che (e sono tanti: quasi l’universo degli scultori!) già l’hanno affrontato.
Direi che Zoli, invece, non ha pensato a confronti di sorta: si è mosso semplicemente seguendo ed inseguendo un principio di economicità artistica e poetica. Il cavallo gli permette di indagare alcune forme spaziali e plastiche e di cercare e di trovare con esse e in esse il primo requisito della “sua” scultura: il requisito del simbolo e della metafora mitico-letteraria.
Fabrizia Montanari
Creazioni imponenti, rivestite dalle calde sfumature del naturalismo terrestre, forme nobili che trasmettono fantasiosi incontri fra uomo e animale… Questo, ma non solo emerge dalle sculture di Carlo Zoli che, entusiasta ed instancabile, minuziosamente rielabora la propria arte per rendere, attraverso il plastico, slanci prorompenti di vitalità e libertà.